Wild and the City

Prendiamo la fortunata serie televisiva e al posto di “Sex” mettiamo la parola “Wild”, chissà mai che non ci scappi una sequela di altrettanto successo…

Oggi non c’è da andar lontano, mi son svegliato tardi ed inoltre il tempestoso vento da nord lascerebbe ben poche speranze di vivere una piacevole giornata in alta quota. Così ho scelto di andare a fare un giro in città, o meglio, (nei boschi e nei pascoli) sopra la città. Ergo, un sistema molto efficace per affliggere ulteriormente il ginocchio già tormentato da una non meglio identificata fitta e non permettergli quindi di riposare e ristabilirsi. Riposo? Purtroppo non so cosa sia. Magari me lo può spiegare il “Dutur”… 😉

 

Certo non si può dire che stamane ci sia una leggera brezza. Anzi, soffia un vento impetuoso che trasporta del nevischio sulla catena montuosa più a nord. Le raffiche raggiungono velocità importanti, perché camminare nei tratti più esposti risulta essere scomodo, al limite dell’equilibrio. Nel bosco il frastuono è così assordante che si potrebbero perfino infilare i “pamir” (o dei semplici tappi per le orecchie). Anche indossare un casco non sarebbe una cattiva idea, pensare che dagli alberi piegati da tanta veemenza non cada nulla è un’illusione, non oso immaginare se a crollarmi addosso sia l’albero stesso, magari già piegato male dall’inverno appena trascorso!

Avanzo con circospezione. Lo sguardo non volge in una precisa direzione ma piuttosto disegna una rotta casuale e confusa, puntando qualsiasi rumore poco rassicurante. Nel tempo medesimo l’occhio si concentra anche e soprattutto sul fogliame sul terreno, alla ricerca del sentiero che a tratti non c’è più (ma che è ancora segnato sulla CN). Mi sa che è diventato un sentiero per “fungiatt”. Cartina alla mano, augurandomi che una folata furtiva non me la porti via.

Più in alto gli alberi si diradano, il rumore assordante decresce mentre aumenta l’intensità del vento sul mio corpo, dal momento che non sono più protetto dalla “selva-barriera”. Perfino i selvatici oggi se ne stanno rintanati in qualche posto, non ne ho contato nemmeno uno. Che sia l’unico pirla in giro? Mi sa proprio di sì… almeno da queste parti!

L’aria è limpidissima (e ci mancherebbe), il cielo appare di un blu terso a sud, mentre a nord è piuttosto grigio, per la grazia dello sbarramento di nuvole e della tormenta di neve. Neanche a farlo apposta, mi trovo proprio sul confine di questi due mondi, così anche il sole va e viene timidamente sopra di me. Si intravede la periferia di Milano ma non sono in grado di scrutare oltre il Pizzo di Claro. Fatto ambiguo, questo! Anche i milanesi ogni tanto riescono a decifrare le fattezze del sole, grazie al vento delle nostre montagne, perché il vento della pianura padana a noi non porta proprio altrettanta cortesia.

“Wild an the city”, mi si propone così la singolare visione da quassù. Mi piacerebbe fermarmi più a lungo sul crinale per osservare il contrasto cemento-natura ma, francamente, vorrei evitare di rientrare in città “per direttissima”! 😉