Tra un inverno che non non cede ed una primavera che non si impone, son sbocciati alcuni fiori. Il fiore più bello si è probabilmente schiuso sabato scorso, pur se avverato in una giornata condita di temperatura e pioggerellina tipicamente novembrine. Un fiore coraggioso dunque; ma forte, e che dovrebbe essere eterno. Un seme che con cura ben presto divenne un germoglio, che col tempo è maturato fortificando le sue radici prima di aprirsi alla luce del mondo, e soltanto al momento opportuno.
Vento da Nord + aria fresca + aria limpida = Monte Generoso?
Ma certo!
Da Arogno al Bellavista?
Senz’altro!
Per cresta integrale?
Ovvio!
Quattro passi giusto per tenersi in forma, in una giornata per l’occasione molto azzeccata. Orizzonte da capogiro da Est fino ad Ovest (fosse sempre così)! Praticamente nessuno – tranne i camosci padroni del posto – salendo fino al Baraghetto, poi greggi di umanoidi camminanti un po’ ovunque, tuttavia non brulicante come lo sarebbe in alta stagione (cioè sotto un sole cocente e un’afa spossante).
Una gita “turistica ma non troppo”. Abituato a tirar tacchette, oggi ho tirato anche scalette… ma va bene così! Grazie Nicola! 😉
Quando mi viene l’ispirazione, provo piacere anche nel praticare qualcosa che in gergo io chiamo “alpinismo ravanoso”, ovvero cercare di salire alla vetta pur sapendo che in tempi migliori la faccenda risulterebbe nettamente più agevole. Sarebbe bastato attendere un paio di settimane ma… non sarebbe più stata la stessa cosa. Una qualsiasi persona normale ne uscirebbe con un bel “Ma chi me lo fa fare?” ma siccome io non sono del tutto normale, ne esco con un bel “Per fortuna che l’ho fatto!”. Come tutte le volte (anche quelle normali) nessun rimpianto bensì fiera approvazione. Ma ciò che davvero conta e che alla fine resta, è il ricordo che ne consegue.
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