Lo Scrigno di Poltrinone

Circa un anno fa, sotto un portico all’ombra dei 45 gradi della Sardegna ho scritto in un paio d’ore questa simpatica storiella estiva poi pubblicata sul numero di agosto de “La Rivista di Bellinzona”, lo storico mensile periodico bellinzonese con il quale collaboro durante la stagione escursionistica. Mi è sembrata una buona occasione per ripubblicarla, con l’augurio di farvi anche un po’ divertire.

Vi sarete chiesti o vi starete chiedendo dove è finita la mia voglia di scrivere. Ebbene, complice il regolare e costante impegno con i voli in elicottero, lo studio e l’afa opprimente che non mette gran voglia di camminare, il tempo a disposizione per le uscite in montagna mi si è ridotto ad un lumicino e quelle che riesco a concludere sono talmente brevi e fulminee (sfrutto in particolare le ore del mattino) da non permettermi di trovare l’ispirazione cui vado cercando per esternare le mie emozioni.

Abbiate ancora un po’ di pazienza, presto ritornerò con nuove e fresche avventure. Intanto… buona lettura!

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Il pane del diavolo

Era buio a notte fonda, ma lei, Giovannina, non riusciva a dormire. Troppo agitato era il pensiero per essere in grado di prendere sonno. Le stelle vegliavano sul tormento notturno di quel focolare. Il vento soffiava con tale forza tra le fenditure delle mura in sasso, celando perfino il fragore del fiume che scorre a breve distanza. L’unica candela che ardeva sulla mensola del tetro locale dovette essere accesa e riaccesa più volte. Voleva ci fosse almeno un po’ di luce, quella notte, per dare conforto alla sua inquietudine. Ignara dei fatti che seguiranno, sapeva che l’indomani doveva per forza salire lassù, aveva imparato quel sentiero a memoria e l’aveva percorso chissà quante volte, ma mai come quel giorno che di lì a poco con il sorgere del sole sarebbe nato.

Diavolo di un vento!

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Jacqueline

E’ strano, sapere che sei stata qui. Con occhi fulgenti ho ispezionato la tua dimora alla ricerca di un qualsiasi indizio, e ti ho ritrovata. Il ricordo delle notti stellate, quel focolare già acceso, oltre il tramonto colmo di emozioni. Il segno delle fresche giornate limpide, risvegliate da un’alba ogni giorno sempre nuova che di fatto aprivan le danze delle piccole azioni quotidiane, semplici, dovute, ma sincere.

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E’ Primavera

E’ Primavera e i fiori cominciano a sbocciare.
I prati sono verdi, le rondini tornano e gli animali si svegliano
dopo aver dormito tanto nel lungo letargo.
Gli alberi non sono più spogli e l’atmosfera si fa più calda.

La Primavera è bella perché gli uccellini cinguettano.
Si tolgono i vestiti pesanti e si mettono quelli leggeri.
Si gioca più a lungo all’aperto, perché le giornate sono più lunghe.
Quello che mi piace di più in Primavera è la natura che cambia.

Io in Primavera vado in montagna, a Prato Leventina,
forse resterò lassù anche a Pasqua.
A Primavera gioco sempre al “gioco della Primavera”,
che ho inventato io. ( 🙂 )

 

“Pensierini”, marzo 1987

 

 

 

 

La genesi delle montagne

Un tempo la Terra emersa era costituita da un’unica massa omogenea completamente piatta, non c’erano colline, non c’erano montagne, non c’era quindi nessun bel posto dove andare. Tuttavia c’era il mare.

Un giorno, un esploratore del Pentateutico di nome Mosè si ritrovò per caso sulla riva del mar Rosso, presso una delle piaghe d’Egitto. Per caldi soli e fredde lune consumò diverse pedule muovendosi in aderenza attraverso aride e desolate pianure, alla ricerca delle leggendarie montagne. Osservando il mare si rese conto che il panorama era ancora più piatto e che le pedule erano state consumate invano. Amareggiato per non aver raggiunto la sua montagna, si sedette sulla spiaggia e con le lacrime agli occhi si addormentò. Il sonno fu lungo e tormentato. Una figura dalle umane sembianze si profilava all’orizzonte e pareva avvicinarsi verso di lui. Incredibile, quell’uomo stava camminando sull’acqua! “Mosè!” disse l’uomo dai lunghi capelli e dalla barba incolta mentre alzava tre dita della mano destra verso il cielo “Il Nuovo Mondo ha bisogno di te. Svegliati e cammina!” Continua…