Fine del letargo

Se la montagna è rimasta in letargo per tutto l’inverno appena passato, non che io abbia fatto di meglio negli ultimi mesi. Rieccomi allora di nuovo ad accarezzare il verde dell’erba senza troppe ambizioni. Di sicuro c’è che la mia permanenza in mezzo all’oceano mi ha cambiato e tutto sommato è quanto di buono cercavo di fare. Adesso ho davvero imparato ad andare soltanto in montagna senza fissare un fantomatico punto di vetta nella mia mente, e sono felice di essere riuscito anche in questa impresa.

 

Mi sono recato pacificamente in uno dei quattro angoli del nostro Cantone per visitare ciò che è rimasto del Corte dei Pozzöi, un piacere che ancora non avevo soddisfatto. Presso l’Alpe di Sfii sono passato più volte, così come una volta sono stato al Lago dei Pozzöi per poi incontrare il Pizzo Paìna, e questa volta mi sono permesso di rimanere più basso e deviare un poco più a destra.

L’arrivo al citato corte induce l’ospite a comprendere come questo luogo facilmente accessibile e molto vicino alle baite di Sfii sia stato così abbandonato da molto tempo. In effetti i suoi pascoli sono quasi interamente avvolti dal bosco, cosparsi di pietre e di arbusti e forse sarebbe più corretto affermare che il pascolo sia in realtà piuttosto una radura. L’acqua non manca di certo ed il suo nome è lì ad indicarlo. Le rovine delle cascine sono parecchie perciò un tempo veniva tutt’altro che trascurato.

Mi sono fermato a contemplare questo luogo seduto su di una grossa pietra nel tepore dei raggi del sole già estivi, incuriosito dal ritmo visivo incessante scaturito dall’andirivieni di formiche attorno alla mia presenza, dalle prime farfalle e di insetti in cerca di fiori. Oggi non ho bisogno di osservare i grandi e possenti dettagli anche se ne sono circondato, ho bisogno di osservare le piccole cose, cose che mi sono sfuggite, cose nuove mai notate, il piacere anche questo di esistere nella montagna che tanto mi ha dato.